«Ad Alcuni Piace la Poesia»

5 gennaio 2012. Che tempo che fa. Roberto Saviano fa il monologo che segnerà per sempre il destino del Premio Nobel alla letteratura del 1996. Perché con il suo discorso e la lettura di alcune poesie, Saviano renderà l’opera di Wislawa Szymborska conosciuta al grande pubblico italiano.

Ovviamente l’opera della Szymborska era già conosciuta nel resto del mondo e anche in Italia già da alcuni anni, basti ricordare le presenze nel 2005 al Salone Internazionale del libro di Torino, con un reading a Teatro Carignano, nel 2007 con vari incontri d’autore in tutta Italia e infine nel marzo del 2009 partecipando a un’incredibile serata d’autore nell’università di Bologna alla presenza di 1500 persone, tra cui Umberto Eco, il quale l’accoglierà con un elegantissimo baciamano.

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Ma come mai dopo l’intervento di Saviano in televisione, si è iniziato a parlare delle poesie della poetessa polacca? Come si è arrivati da pochissime vendite al fenomeno mediatico da condividere su Facebook per far vedere che si capisce qualcosa di poesia? Beh, prima di tutto bisognerebbe capire il rapporto tra scrittore e lettore, descritto benissimo da una poesia della sopracitata:

“Si scrive per le persone singole.

Si scrive per un lettore,

uno che sia tanto gentile da trovare tempo,

voglia e un po’ di silenzio

per leggere una poesia”.

Questo è vero, c’è bisogno di qualcuno che sia disposto a donare tempo all’opera e allo scrittore, a donare la cosa più preziosa che si ha. Ma la verità è un’altra. Le sue poesie sono all’apparenza semplici, non arzigogolate, senza fronzoli, lineari. Danno un bel colpo d’occhio al lettore non esperto che si avvicina alla poesia. La lettura prosegue liscia, intervallata da momenti pieni di ironia e altri in cui ci si ferma e si riflette sul significato delle immagini che ci vengono proposte.

Se però ci limitiamo a giudicare le poesie della Szymborska in questo modo significa solo che non le abbiamo comprese a fondo. Perché proprio dopo una prima lettura ci renderemo conto di un mondo di allusioni, di comunicazioni e riferimenti sia nel testo stesso che nella vita della poetessa. Sotto questa struttura all’apparenza semplice si nasconde la bravura della scrittrice, che riesce a condensare nelle proprie strofe tutti quei problemi del nostro quotidiano che sono gli stessi del trasversale, qualità che rende queste poesie universali e godibili da qualsiasi persona in qualunque parte del mondo.

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Ho avuto modo di leggere i componimenti della Szymborska nel volume “La gioia di scrivere” edita Adelphi, che contiene i lavori della scrittrice composti tra il 1945 e il 2009, il volume che, per esperienza, sparisce dalle librerie ogni volta che ci si avvicina al Natale, e che permette a chi si imbarchi nel piacevole viaggio della lettura poetica, di rendersi conto di come, con il passare degli anni, poco cambi dello stile della Szymborska, la quale dimostra già dalle prime pubblicazioni una maturità e una capacità di condensare sentimenti, paure, ed emozioni in righe che rimangono nel tempo e nelle persone che le leggono.

Quindi, ricapitolando, gli ingredienti principali sono la semplicità della fruizione da parte del lettore, forte o medio che sia, e la trasversalità dei contenuti e della forma. Però, questo non basta, c’è un altro ingrediente segreto che unisce gli altri e rende queste poesie meritevoli del Nobel:

Wislawa Szymborska

Esatto, la scrittrice stessa. Una donna forte, ironica, divertente, elegante, semplice, buona, intelligente, simpatica. Sì, simpatica, per quanto semplice questa parola possa sembrare. Non c’è prepotenza nella sua figura, ma c’è invece gioia, felicità, la disperazione della vita durante il regime e la corte marziale,  e la consapevolezza che in fondo, per essere felici, ci vuole poco, qualche cianfrusaglia e ninnolino, una passione sfrenata per i collage e per le scimmie (sì, le scimmie!) e per la scrittura non fine a se stessa.

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Se vi capita vi consiglio di vedere il documentario, La vita a volte è sopportabile, un bellissimo viaggio nell’ironia della Szymborska, che si diletta nella composizione di Limerick (la maiuscola è d’obbligo, visto che il primo che vediamo nel film è proprio composto nella città irlandese) e nell’acquisto di souvenir e chincaglierie, proprio come una vecchietta amorevole (come il sottoscritto insomma), da regalare poi ai propri amici o da mettere in palio alle lotterie che la scrittrice polacca tiene alla fine delle sue cene o serate con gli amici. Oltre a queste bellissime perle di vita quotidiana ci viene regalato uno sguardo profondo nella sensibilità della Szymborska, che si rivela al pubblico con la semplicità e l’intimità che contraddistinguono anche le sue opere.

Se mi dovessi limitare a fare un’analisi della sua opera poetica scadrei nel banale e nella retorica pura, se dovessi solo commentare la sua vita farei solo del gossip camuffato, quindi mi limiterò a concludere citando la Szymborska per un’ultima volta con un suo pensiero sulle interviste che le venivano proposte:

«Non sono fatta per le interviste e non ne rilascio. Ritengo che il poeta non sia chiamato a esprimersi sulla propria opera. Il silenzio è d’obbligo. Ma se proprio devo dire qualcosa, allora vorrei rifarmi – toute proportion gardée, naturalmente – a Goethe. C’è un suo pensiero, nelle conversazioni con Eckermann, mi pare, che dice più o meno così: il poeta sa che cosa voleva scrivere, ma non sa che cosa ha scritto. Mi sembra un’osservazione intelligente e anche spiritosa»

– Wisława Szymborska a Elzbieta Sawicka dopo l’uscita della raccolta Due Punti nel 2005

-Marco

PS: vi lascio soltanto una piccola nota bibliografica:

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3 pensieri su “«Ad Alcuni Piace la Poesia»

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