BookBlock |La mostruositrans di Filomena “Filo” Sottile, Eris Edizioni

Book Block è una collana di Eris Edizioni nata per ripensare la società in cui viviamo e per acquisire nuovi strumenti per leggere la realtà. A dirigere la collana è Rachele Cinerari – con cui abbiamo avuto il piacere di chiacchierare per la #RadicalBookFair – mentre la cura del progetto grafico è affidata a Gabriele Munafò. Una delle ultime aggiunte è un pamphlet a cura di Filomena “Filo” Sottile, punkastorie e attivista di Torino che scrive di transfemminismo, piante e questioni No Tav su Giap!, Carmilla e Alpinismo Molotov. E proprio della necessità di un’alleanza transfemminista, fra le “creature mostre”, racconta nel volume pubblicato per Eris, La mostruositrans.

Cosa si intende per creature mostre? Sono tutti quegli individui che, in un modo o nell’altro, sfidano la norma perché da essa non si sentono rappresentati. Anzi, è proprio la norma, sotto le false vesti di una società apparentemente felice, a contribuire a un sistema di oppressione liberticida che comporta discriminazioni a ogni livello, tanto più se si aggiungono strati come l’appartenenza a un determinato sesso – che nulla a che vedere col genere – un’etnia o una classe sociale. Anche per questo è fondamentale che persone transgender, transessuali, chiunque appartenga a una minoranza, si unisca in un’alleanza di intenti per far sentire la propria voce e non lasciarsi schiacciare da un sistema eteropatriarcale che ancora oggi, purtroppo, detta legge su cosa sia la normalità e cosa non lo sia.

Cosa si intende con la parola mostro lo spiega meglio, meglio di quanto non sappiamo farlo noi, Susan Stryker in Ciò che dissi a Victor Frankenstein sopra il villaggio di Chamonix: un’in¬terpretazione della rabbia transgender.

“Monster” deriva dal sostantivo latino monstrum, “prodigio divino”, e si è formato sulla radice del verbo monere “mettere in guardia”.

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Filomena, adottando l’approccio “una voce fra le altre voci” dà una diapositiva, seppur lacunosa, di quelle che sono le sfide e le esperienze che una persona che non vive secondo un’ottica binaria, un concetto che non ha nulla di biologico e che si rifà a pure e semplici convenzioni sociali (e già abbiamo detto in che tipo di società ci troviamo a vivere), si trova a dover affrontare ogni giorno. Per fare questo ricorre alle immagini della letteratura che tanto ci sta a cuore, a partire dal mito di Pandora, un’alterità femminile artificiale che in un’ottica puramente patriarcale è dispensatrice di ogni male presente sulla Terra. Ma ci sono anche riferimenti alla letteratura gotica e del terrore, come Il fantasma di Canterbury di Oscar Wilde, il Frankenstein di Mary Shelley, It di Stephen King.

E, proprio come nel massiccio volume del prolifico autore statunitense, la società in cui viviamo sceglie di affrontare tragedie come quella di Adrian Mellon – ispirata a quello che accadde a Charlie Howard nel 1984, a Bangor, nel Maine – non affrontando l’It del nostro mondo, l’eteropatriarcato e il fascismo, la sorgente di tutto quello che limita le libertà dell’individuo, ma concentrandosi sul problema apparente, senza andare alla radice.

Quello di cui avremmo bisogno – tutti, perché la vera libertà la si può raggiungere solo se esiste il pieno rispetto di ogni persona nella sua complessità – sarebbe un ripensamento capillare del modo in cui viviamo e in cui, spesso, ci lasciamo trascinare passivamente dall’inerzia e dall’ignoranza – intesa come non-conoscenza effettiva di tutte le sfumature della realtà che ci circonda. Per esempio, in questo senso, una legge contro l’omobitransfobia è importante ma non può essere applicata solo alle discriminazioni più manifeste, quelle fisiche e verbali. Ce ne sono altre, più sottili e più de-umanizzanti.

Negli ultimi anni a più riprese associazioni lgbt mainstream hanno invocato leggi contro l’omo­transfobia. Chissà, magari davvero farebbero di­minuire certi atti violenti nei confronti di persone trans e non eterosessuali. Ma, per restare al pra­tico, ci chiediamo: questa legge sanzionerebbe anche l’imprenditore che ci scarta al colloquio di assunzione perché siamo trans? Sanzionerebbe la struttura ospedaliera che ci impedisce di pro­seguire nel nostro cammino di transizione? E la guardia che durante un controllo ci riserva un interrogatorio particolarmente approfondito per l’incongruenza fra aspetto e carta d’identità? E la preside che a gennaio, a Pisa, ha impedito che una persona trans raccontasse la sua esperienza in un’assemblea studentesca perché «mancava il contraddittorio»?

E questo provvedimento legislativo andreb­be a modificare la legge dello Stato che dà a un giudice, molto probabilmente cisgender, la fa­coltà di decidere cosa fare del nostro corpo e se abbiamo diritto a una rettifica anagrafica?

La transfobia è strutturale e la violenza nei nostri confronti a volte è sottile.

(..)

La legge contro l’omotransfobia può essere utile allo Stato per fare pink/rainbow washing o a qualche formazione politica per incamera­re qualche voto in più nella prossima compe­tizione elettorale. Noi abbiamo necessità più impellenti.

La mostruositrans è il pamphlet di cui abbiamo bisogno per aprirci alla complessità del reale e per arrivare alla piena comprensione che non ci sono percorsi identici e ridurre tutto a una semplice formula dicotomica, uomo/donna, è riduttivo e fantascientifico. Il mondo è altro, è ora di aprire gli occhi.

-Davide

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