Agatha Before Christie: l’ABC della persona dietro la scrittrice

217 casi in totale, 276 vittime complessive, 93 avvelenate, le altre colpite da un proiettile, trafitte, massacrate. 205 assassini. Qualche affare di cuore, degli scandali, delle ghost stories (sì, esatto), un bel po’ di spettacoli teatrali, più o meno noti, qualche poesia. Un investigatore belga, una zitella ficcanaso, una coppia di Young Bright Things, un misterioso Signor Quin. Bastano le cifre per descrivere Agatha Christie? Nella maniera più assoluta, no.

Epiteti consumati come Regina del Delitto, Duchessa della Morte, Macchina da salsicce (coniato da lei stessa), rendono giustizia alla persona dietro la scrittrice? Forse sì, perché mai altro personaggio fu così legato alle sue opere, cosa che accade frequentemente con scrittori di genere (ma ancora dobbiamo definirli di genere? Simenon è di genere? Poe? Tolkien?), che si ritrovano un’etichetta appiccicata addosso per sempre, metà medaglia al valore, metà peccato.

A volte, si sa, è meglio evitare di conoscere i propri idoli, perché si potrebbe rimanere delusi. Gli autori ormai trapassati non ne sono esenti: quante volte è capitato, tramite la lettura di biografie, lettere e diari di scoprire che il proprio autore preferito non era esattamente uno stinco di santo? Forse  non è questo il caso, ma spesso ci si dimentica che prima di diventare scrittrice di fama mondiale, lei era una persona, una ragazza come tante della medio-alta borghesia inglese dell’epoca. Bisogna cominciare dalle basi, dall’ABC, per scoprire chi era Agatha Christie.

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Agatha nacque nel 1890 in una piccola località balneare molto in voga in quegli anni, Torquay, nel Devon. Il suo nome completo era Agatha Mary Clarissa Miller. Miller era il cognome del padre, Frederick, un gentiluomo americano e ricco agente di cambio, mentre la madre si chiamava Clara Boehmer. Figlia più piccola, ebbe un fratello, Monty (che viene raffigurato ne L’Ospite inatteso, riuscite a indovinare quale personaggio lo rappresenta?) e una sorella, Madge, quella che Agatha definiva “l’Intellettuale” della famiglia, famosa anch’ella per alcuni spettacoli teatrali.

A causa della differenza d’età tra i tre, Agatha crebbe come figlia unica. Tutto il suo mondo ruotava intorno ad Ashfield, l’abitazione dove si sarebbe sempre sentita a casa, come dichiarato anche nell’autobiografia, e alla famiglia, con la madre come perno centrale. Era dotata di grande personalità: era molto eccentrica, peculiare e, come in voga all’epoca, dedita all’occultismo da salotto. Era sempre pronta a sedersi al tavolino per una seance dell’ultimo minuto e le venivano riconosciute abilità psichiche tanto che si parlava di una “seconda vista“.

Clara, la madre di Agatha, ad Ashfield.

Altra presenza fondamentale per Agatha fu quella della sua Nursie, la bambinaia. Una divinità che decideva le sorti della piccola Agatha Pagatha, come la chiamava suo padre, insegnandole il giusto e lo sbagliato, il modo corretto di parlare alle persone e le buone maniere che si confacevano a una piccola lady. La figura di Nursie è descritta minuziosamente in uno dei libri scritti da Agatha sotto lo pseudonimo di Mary Westmacott, che stranamente vengono definiti rosa,  Il pane del gigante, ora pubblicato sotto il titolo di Nell e Jane. Il libro svela come nell‘infanzia, Agatha, fosse dotata di grande introspezione nei suoi pensieri di ragazzina, che sembrava più una piccola adulta.

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Agatha Pagatha, come la chiamava suo padre, con il cagnolino Washington

La piccola Agatha passava le giornate tra una visita in città, rigorosamente a piedi, come in un romanzo di Jane Austen. Il motivo era che, nonostante la famiglia Miller appartenesse all’alta borghesia, come tanti in quel tempo non era nelle condizioni di vivere nel lusso più sfrenato. Una passeggiata sul lungo mare fino al pontile e i bagni nelle insenature della Riviera inglese erano perciò d’obbligo. I frequenti viaggi in Europa avrebbero poi stuzzicato la sua fantasia e la sua voglia di viaggiare, per non parlare delle visite alla Zia-Nonnina (la matrigna del padre) nella casa di Ealing, con il tipico carattere da vedova vittoriana “sempre pronta ad aspettarsi il peggio da tutto e tutti e, quasi con un’accuratezza paurosa, aveva solitamente ragione.” Non c’è bisogno che vi dica quale personaggio abbia ispirato, vero?

Le giornate passavano velocemente, tra giochi solitari con i “gattini“, gli amici immaginari della piccola Agatha, pranzi pantagruelici con la famiglia, con i nonni e gli zii, pomeriggi passati a esplorare furtivamente le cucine e a seguire con poca discrezione le cuoche, i momenti nella nursery con Nursie e le uscite in barca con Monty, il fratello scapestrato ma buono. Nulla lasciava presagire i drammi che di lì a poco sarebbero accaduti.

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Ashfield, la casa di famiglia di Agatha Christie. Oggi purtroppo non esiste più, al suo posto, negli anni ’60, vennero costruite delle villette.

Nell’autobiografia della Christie, che è decisamente più esaustiva di questo articolo, troviamo molti dettagli, più o meno rilevanti. Uno di questi è il losco figuro, The Gunman, Il Bandito, che infestava i sogni della piccola Agatha:

“Tutti i bambini hanno degli incubi che, non so in che proporzioni, sono il risultato dei racconti fantastici o della vita quotidiana. Il mio incubo ricorrente aveva come protagonista un individuo che io chiamavo Il Bandito. Il Bandito era un prodotto esclusivo della mia fantasia. l’avevo battezzato così solo perché portava una pistola, anche se non avevo mai pensato potesse rivolgerla contro di me. l’arma, comunque, faceva parte del suo abbigliamento, che a quanto mi ricordo, aveva un’aria tipicamente francese e consisteva in un’uniforme blu – grigia, completata da una specie di tricorno appoggiato sui capelli incipriati e raccolti in un codino. La pistola in realtà era una specie di moschetto di foggia antiquata che aveva su di me un effetto terrorizzante.”

  • La mia vita, Mondadori

Nei sogni, che cominciavano sempre con una merenda in giardino o una passeggiata, tutto sembrava svolgersi nella normalità, fino a quando la giovane non sentiva un brivido d’orrore. Una delle persone che conosceva, forse parte della famiglia, forse no, si rivelava essere il Bandito, con i suoi occhi giallo-azzurri.

Non poteva immaginare, Agatha, che quell’uomo con la pistola potesse essere un monito, qualcosa che l’avrebbe seguita per tutta la vita senza che lei se ne rendesse conto. Un uomo con la pistola che le avrebbe donato fortuna e che l’avrebbe portata in luoghi e situazioni lontani anni luce dalla piccola nursery di Ashfield.

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Il Gun Man era il “Sigillo di qualità” dei gialli pubblicati da Collins negli anni della Golden Age of Crime Fiction

L’infanzia di Agatha giunge al termine al compiere degli undici anni, quando un grave lutto segnò il passaggio dall‘età dell’innocenza all’adolescenza. Questa però è un’altra storia che, se avrete piacere di leggere, troverete presto qui.

-Marco

5 pensieri su “Agatha Before Christie: l’ABC della persona dietro la scrittrice

  1. Eliana Sartori

    Grazie Marco ; e scritto in modo avvincente , scorrevole , introspettivo .
    Insomma fa un quadro piuttosto intimo e chiaro della personalità di Agatha .
    Grazie .
    Dovresti scrivere anche tu .
    Eliana

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