80 anni di Dieci Piccoli Indiani: nuove traduzioni per classici misteri

Il 6 giugno 1939 appare sul Daily Express, un giornale inglese, la prima puntata di quello che già all’epoca venne definito il miglior crime novel di sempre: Dieci piccoli indiani. Agatha Christie all’epoca era già stata incoronata come la Regina del giallo, aveva già pubblicato alcuni dei suoi più famosi romanzi, due su tutti L’assassinio di Roger Ackroyd e Assassinio sull’Orient Express.

Per festeggiare l’ottantesimo anniversario dalla pubblicazione, in concomitanza con il 90° anniversario del Giallo Mondadori, la casa editrice riporta in libreria il giallo più venduto al mondo. Il romanzo è nella nuova traduzione di Lorenzo Flabbi, in una nuova veste grafica e porta un sottotitolo che evoca il titolo della prima edizione italiana “E non rimase nessuno“.

La nuova edizione è accompagnata da una nota dell’editore, che porta il titolo “Filastrocche, titoli e finali“. In essa vengono spiegati il fulcro principale del romanzo e i misteri che lo vedono coinvolto.

Prima di buttarci a capofitto nella storia delle traduzioni del romanzo, del titolo iconico e della filastrocca, conviene, per diritto di cronaca, ricordare la trama del romanzo, per quei pochi lettori che ancora non lo hanno letto:

Dieci sconosciuti sono invitati a trascorrere un weekend su un’isola poco lontana dalle coste del Devon.  Una volta arrivati sull’isola scoprono che il padrone di casa è assente, e una serie di misteriosi assassinii fa capire loro che lì si nasconde un killer che segue i versi di una filastrocca appesa nella camera da letto di ciascun ospite.

Agatha Christie nella sua autobiografia rivela che «Avevo scritto dieci piccoli indiani perché ero rimasta affascinata dai problemi che mi poneva. Dieci persone dovevano morire senza che la cosa diventasse ridicola o l’assassino fosse troppo facilmente identificabile. Il libro, nato da una lunga fase di elaborazione, mi riempì di soddisfazione. […] Ebbe un’ottima accoglienza, sia dal pubblico, sia dalla critica, ma la più felice di tutti ero io, perché sapevo la fatica che mi era costato.»

E ne aveva ben donde, visto che Dieci piccoli indiani ha passato la prova più dura, quella del tempo.

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La copertina della prima edizione inglese, 1939

Come accennato, il fulcro della storia è una filastrocca, che anticipa alcuni temi di cui discuteremo successivamente. La nursery rhyme in questione è ispirata a quella scritta da Frank Green nel 1869, intitolata Ten Little Niggers. Come sappiamo, la parola nigger veniva e viene tuttora utilizzata come termine dispregiativo per descrivere le persone con un colore della pelle diverso da quello a cui l’occidentale è generalmente abituato. La parola deriva da un’espressione dialettale irlandese che già nel 1825, con i primi abolizionisti americani, veniva osteggiata in quanto parola estremamente offensiva e inaccettabile.

Ten little nigger boys went out to dine
One choked his little self and then there were nine;

Nine little nigger boys sat up very late
One overslept himself and then there were eight;

Eight little nigger boys travelling in Devon
One said he’d stay there and then there were seven;

Seven little nigger boys chopping up sticks
One chopped himself in half and then there were six;

Six little nigger boys playing with a hive
A bumble bee stung one and then there were five;

Five little nigger boys going in for law
One got in Chancery and then there were four;

Four little nigger boys going out to sea
A red herring swallowed one and then there were three;

Three little nigger boys walking in the Zoo
A big bear hugged one and then there were two;

Two little nigger boys sitting in the sun
One got frizzled up and then there was one;

One little nigger boy left all alone
He went and hanged himself and then there were none.

La versione di Frank Green (1869), simile alla prima usata da Agatha Christie (1939)

Proprio Ten Little Niggers diventa il titolo della versione inglese, pubblicata da Collins dopo la serializzazione, il 6 novembre del 1939. La versione americana invece, che arriverà sugli scaffali nel gennaio del 1940, porta il titolo And then there were none, che riprende l’ultimo verso della filastrocca. Anche la versione inglese adotterà questo titolo, ma solo nel 1985. Tutti i riferimenti razziali verranno prima maldestramente ‘aggiustati’ con il termine “Indians” e poi, finalmente, con “Soldiers“.

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Prima edizione americana, 1940

Il romanzo quindi, venne conosciuto prima con il titolo inglese, poi con quello americano, e infine con il titolo canonico delle edizioni anglofone e non solo. In Italia il percorso è particolare.

La prima edizione del romanzo esce nel luglio 1946 per Arnoldo Mondadori Editore, nella collana I Nuovi Gialli, con il numero 10. Il titolo? …e poi non rimase nessuno, preceduta da un verso della filastrocca ” Dieci Piccoli indiani andarono a pranzo…“.

Le traduzioni dei Gialli Mondadori sono da sempre argomento di dibattito, vuoi perché la nascita della collana coincide con l’avvento del regime fascista, con tutti i limiti dovuti alla censura e alla propaganda che ne derivano (se vi interessa, c’è questo articolo della rivista Tradurre che racconta la vicenda), vuoi perché all’epoca il lavoro del traduttore era estremamente diverso da quello di oggi, sia per la conoscenza della lingua che per gli strumenti che aveva a disposizione. 

Facendo i calcoli però, nel 1946 il regime fascista era già caduto. Come mai quindi, il titolo della versione italiana dell’epoca, che non cita nemmeno il nome del traduttore, si ispira alla versione americana? Possiamo soltanto fare delle speculazioni.

La differenza principale, escluso il titolo, è nella filastrocca, che invece dei “negretti” vede protagonisti dieci piccoli bimbi indiani”:

Dieci piccoli bimbi indiani andarono a pranzo:
uno si strozzò bevendo e poi rimasero in nove.

Nove piccoli indiani rimasero in piedi fino a tardi:
uno poi dormi troppo e poi rimasero in otto.

Otto piccoli bimbi indiani viaggiavano nel Devon:
uno disse che voleva rimanere e poi rimasero in sette.

Sette piccoli bimbi indiani tagliarono la legna:
uno si tagliò in due e poi rimasero in sei.

Sei piccoli bimbi indiani giocavano con un alveare:
un’ape ne punse uno e poi rimasero in cinque.

Cinque piccoli indiani si diedero alla legislatura:
uno finì in tribunale e poi rimasero in quattro.

Quattro piccoli bimbi indiani andarono in mare:
uno ingoiò un’aringa rossa e poi rimasero in tre.

Tre piccoli bimbi indiani andarono allo Zoo:
un grosso orso ne abbrancò uno e poi rimasero in due.

Due piccoli bimbi indiani sedevano al sole:
uno si arricciò e poi rimase uno solo.

Un piccolo bimbo indiano era rimasto solo:
andò ad impiccarsi e poi non rimase nessuno.

Versione della prima edizione italiana del 1946

Si perdono, in questa versione, la rima, il ritmo, la musicalità della versione originale, che era nata come una di quelle filastrocche che cantano i bambini. Non si può però biasimare il traduttore, che ha fatto il meglio che poteva con quello che aveva a disposizione.

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Questa versione della filastrocca, insieme al titolo, ci dà un indizio importante sulla storia della pubblicazione della traduzione. Perché la versione italiana si distacca da quella inglese? Perché non c’è traccia dei “Niggers”, nonostante venga citato il titolo originale nella pagine antecedenti del romanzo? Viene alla mente una possibile soluzione: la traduzione del romanzo di Agatha Christie  potrebbe essere stata fatta a partire da una copia statunitense, e non da una copia inglese. Non dovrebbe stupire, visto che non vengono citati da nessuna parte, nel volume Mondadori, la casa editrice originale o l’anno di pubblicazione.

La traduzione cronologicamente successiva è stata curata da Beata Della Frattina, una delle storiche traduttrici di Agatha Christie insieme ad altre, come Lia Volpatti, nome fondamentale per il Giallo Mondadori e non solo, che purtroppo sembra essere stata dimenticata dai più. La nuova traduzione è stata affidata a Lorenzo Flabbi ed è già stata pubblicata e distribuita in libreria.

Lorenzo Flabbi, editore e critico letterario, è anche il traduttore di Annie Ernaux (per il suo lavoro su Una donna ha vinto la seconda edizione del premio di traduzione indetto da La lettura del Corriere), Apollinaire, Stendhal, Rimbaud. E non è nemmeno estraneo ad Agatha Christie, avendo tradotto due titoli che la Christie ha scritto sotto lo pseudonimo Mary Westmacott: Ti proteggerò e Una figlia per sempre.

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La nuova traduzione di Lorenzo Flabbi

Flabbi si è dovuto quindi scontrare con una serie di problematiche complesse. Il titolo, che tutti i lettori italiani hanno conosciuto a partire dall’edizione del 1977, rimane Dieci piccoli indiani, accompagnato dal sottotitolo E non rimase nessuno, che evoca la versione inglese, il titolo originale italiano e la versione teatrale (in Tutto il Teatro a cura di Edoardo Erba).

Come ne è uscito da questo scontro? Qui trovate la filastrocca nella nuova traduzione:

Dieci piccoli soldati vanno a cena chissà dove.
Ecco, uno si è strozzato, così son rimasti in nove.

Nove piccoli soldati si alzan tardi e van di sotto.
Uno non si sveglia più, non ne restano che otto.

Otto piccoli soldati van nel Devon per due orette.
Uno dice «Resto qui!» e abbandona gli altri sette.

Sette piccoli soldati spaccan legna e non saprei
come uno si è affettato, però son rimasti in sei.

Quei sei piccoli soldati fanno a gara a chi delinque.
Uno un’ape se lo punge, son rimasti gli altri cinque.

Cinque piccoli soldati che denunciano un misfatto.
Uno resta in tribunale e da allora sono quattro.

Quattro piccoli soldati stanno al mare fino a che
uno prende un grosso granchio e ne restan solo tre.

Van tre piccoli soldati allo zoo, tra un panda e un bue.
Uno abbraccia l’orso bianco, l’han scampata gli altri due.

Quei due piccoli soldati sotto il sole preso al molo
si son tanto bruciacchiati che ne resta ormai uno solo.

E quel piccolo soldato offuscato dal digiuno
a una corda s’è impiccato. Non ne resta più nessuno.

Dieci piccoli indiani, nuova traduzione di Lorenzo Flabbi, 2019.

La musicalità e la giocosità della versione originale sono rimaste inalterate, preferendole in alcune occasioni alla semplice trasposizione letterale. D’altronde tradurre, come diceva Umberto Eco, è dire quasi la stessa cosa, non fare una copia carbone dell’originale.

Nonostante più di una volta ci siamo trovati a dire che non esistono traduzioni migliori o peggiori, possiamo dire che quella di Lorenzo Flabbi riesce a dare una nuova esperienza di lettura, senza snaturare ciò che ormai fa parte dell’immaginario collettivo di noi lettori. Sicuramente, come Agatha Christie era stata contenta del suo lavoro, Lorenzo Flabbi dovrebbe esserlo della sua traduzione.

D’altronde Christie aveva tutte le ragioni del mondo per essere felice del suo lavoro con Dieci piccoli indiani. Ma comunque non era abbastanza:

Poi, spingendomi un passo più in là, cominciai a pensare che mi sarebbe piaciuto provare a ridurlo per la scena. Così, di primo acchito, mi sembrava impossibile, visto che non restava nessuno a raccontare la storia. Ma mi resi conto che, con una modificazione di fondo, l’obiettivo poteva essere raggiunto. Anche se diverso rispetto al libro, questa soluzione non era contraria allo spirito della filastrocca originale dei Dieci piccoli negretti che termina con il verso “Si sposò e non ne rimase nessuno.

Del romanzo scrisse quindi l’adattamento teatrale, che a sua volta ha avuto un percorso tortuoso, in definitiva coronato da un grandissimo successo, sia con il finale “alternativo” sia con quello canonico del romanzo, che venne messo in scena per la prima volta solo nel 2015 a Torquay, in occasione del 125 anniversario della nascita di Agatha Christie.

Spettacoli teatrali, trasposizioni televisive (da menzionare la versione del 1955 di Dieci Piccoli Negretti, targata RAI, uno dei primi sceneggiati italiani ad essere trasmessi in tv), film, serie tv, videogiochi, musical alla Bollywood, parodie. Ma anche ispirazione per altri romanzi, come Il signore delle mosche, Battle Royale, Hunger Games, e tanti tanti altri.

È innegabile che Agatha Christie con Dieci piccoli indiani si sia meritata il titolo di giallista più venduta al mondo, titolo che nessuno a oggi è riuscito a scipparle. Noi ci auguriamo che questo successo possa continuare nel tempo e ringraziamo Mondadori e Lorenzo Flabbi per aver dato nuova vita a un classico del genere.


Per chiunque partecipi alla #ReadChristie2019, l’invito è di leggere anche questa nuova traduzione mese di Dieci piccoli indiani, oltre al libro del mese.

-Davide & Marco